Potenziamento dell’educazione al cinema nelle scuole: il modello francese

La Francia ha annunciato un piano volto a raddoppiare il numero di studenti coinvolti nei percorsi in sala

Una svolta storica per il paese e per il programma Ma classe au cinéma che dal 2026, con nuove risorse, introdurrà 15 misure che rafforzeranno il legame tra scuola e grande schermo, con particolare attenzione alle aree rurali e alla diffusione del cinema tramite circuiti itineranti.

Il ministro dell’Istruzione Édouard Geffray e la ministra della Cultura Rachida Dati hanno ribadito l’importanza della visione collettiva come antidoto alla fruizione frammentata sui piccoli schermi, annunciando un percorso strutturato che integrerà film e linguaggio audiovisivo nei programmi scolastici. Sarà inoltre ampliata la formazione per gli insegnanti, con corsi nazionali, piattaforme di risorse condivise e un riconoscimento simbolico e professionale per valorizzare l’impegno dei docenti.

Al centro del piano c’è l’idea di riportare stabilmente il grande schermo dentro il percorso scolastico, come antidoto alla fruizione frammentata su device personali. Geffray ha ribadito la volontà di «permettere ai nostri studenti di vedere regolarmente film in sala. Perché il grande schermo costituisce un antidoto di qualità al consumo eccessivo dei piccoli schermi». 

Il piano francese prevede anche il potenziamento delle reti territoriali: nuovi diplomi interuniversitari, sostegno economico stabile tramite il CNC e incentivi alle amministrazioni locali che investono nell’educazione all’immagine. Parallelamente, iniziative già avviate, come Enfants des Lumière(s), concorsi di scrittura e percorsi dedicati alla critica cinematografica, saranno estese su scala nazionale, con un’attenzione specifica ai giovani in contesti meno serviti.

La filiera cinematografica francese ha accolto il progetto come un momento chiave per il settore, sottolineando la volontà del governo di rafforzare le collaborazioni tra sale, istituzioni culturali e scuole, anche attraverso strumenti di prossimità come i circuiti itineranti, fondamentali per garantire accesso culturale nelle periferie e nei piccoli comuni.

In questo quadro in forte evoluzione vale la pena ricordare che anche l’Italia dispone di un impianto solido e riconosciuto a livello europeo: il Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola, promosso dal MIC e dal MIM. Il Cips da anni propone l’inserimento della didattica del cinema e dell’audiovisivo all’interno dei percorsi educativi, promuovendola come materia fondamentale nell’offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado, in quanto disciplina specifica in grado di contrastare l’analfabetismo iconico. Mai come ora serve costruire una cultura audiovisiva comune, con la formazione di ambienti di apprendimento per competenze che pongano al centro gli studenti e le loro attuali esigenze culturali e formative.

Il Piano Cips sostiene dalla sua prima edizione, nel 2018, progetti in tutto il territorio, a partire dalle aree a rischio e periferiche, ovvero quelle interessate maggiormente dal fenomeno della dispersione scolastica. Un programma che, con un budget complessivo superiore a quello del piano francese e con un’attenzione costante alla formazione e al ruolo degli insegnanti, consolida la posizione dell’Italia tra i Paesi più impegnati nell’educazione all’immagine.

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