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DE PASCALE, Massimo
Nardodipace, Calabria [risorsa elettronica] / regia Massimo De Pascale ; soggetto Massimo De Pascale ; sceneggiatura Massimo De Pascale, Chiara Bellini ; fotografia Roberto Salinas ; montaggio Chiara Bellini ; suono Marco Saveriano
IT : Francesco Scura, 2009
1 file mkv (3.70 gb) (55 min.) : b/n, son.
Sottotitoli in italiano. - Mediometraggio. - Altri formati: mp4.
Bellini, Chiara. Salinas, Roberto. Saveriano, Marco.
1. Povertà.
2. Economia.
3. Globalizzazione.
4. Capitalismo.
5. Antropologia.
6. Agricoltura.
7. Tradizioni popolari.
8. Emigrazione.
9. Sociologia.
10. Geografia.
Abstract: La povertà, nell'Europa del XXI secolo, non ha più il volto (tutto sommato semplice da comprendere) dell'indigenza materiale, della mancanza dei mezzi di sussistenza più elementari, ma assume forme molto più insidiose e difficili da decifrare, configurandosi soprattutto come perifericità, isolamento, emarginazione, mancanza di prospettive e, in definitiva, di speranza. Questo progetto parte dalla Calabria – regione di cui si parla poco, se non in occasione di qualche eclatante avvenimento di cronaca nera – e più precisamente da Nardodipace, un comune della provincia di Vibo Valentia che ha paradossalmente conquistato una sua piccola popolarità mediatica grazie a una statistica nazionale (promossa nel 1989 dal centro studi del Banco di Santo Spirito) che lo collocava ultimo fra tutti i Comuni italiani in termini di reddito pro-capite. In realtà le condizioni del paesino non differivano – e non differiscono tuttora – da quelle di innumerevoli altri piccoli centri dell'Italia meridionale, falcidiati dall'emigrazione endemica, afflitti da innumerevoli difficoltà ambientali (compresa la criminalità organizzata), privi di qualsiasi significativa attività economica e produttiva in grado di trattenere i giovani sul territorio. Tanto che l'antropologo Vito Teti lo ha giustamente definito un paese metafora, una specie di concentrato di tutti i problemi che affliggono il Mezzogiorno d'Italia. Distrutto più volte da frane e alluvioni – destino comune a tanti altri paesi grandi e piccoli – Nardodipace è rinato altrettante volte, in un'incredibile vicenda di ricostruzioni che ne ha moltiplicato i centri abitati rendendo ancora più complicata e faticosa la gestione del territorio. Gli anni ’70 e ’80, culminati con la statistica del Banco di Santo Spirito, hanno coinciso per Nardodipace, come per migliaia di altri borghi, con il tramonto di un'antica civiltà contadina che era stata capace di rimodellare un territorio ingrato e bellissimo, strappando centimetro dopo centimetro il suolo alla montagna, per renderlo coltivabile. Il paesaggio intorno a Nardodipace, solcato da una prospettiva mozzafiato di terrazze digradanti, reca tuttora ben visibili i segni di questa immane lotta fra uomo e natura. Con le prime avvisaglie della globalizzazione, l'aspra agricoltura di sussistenza di Nardodipace è andata in fumo, senza essere sostituita da nient'altro, lasciando ai giovani ben poche alternative fra quella tradizionale dell'emigrazione e l'umiliante ricorso alle pratiche dell'assistenzialismo clientelare. Una speranza sempre negata e sempre, a dispetto di tutto, rinascente. In definitiva una metafora della condizione umana in grado di appassionare e far riflettere.

Poverty in 21st century Europe no longer has the face (easy to understand, after all) of material deprivation and lack of the most basic means of subsistence, but takes on much more insidious and difficult to decipher, taking the form above all of remoteness, isolation, marginalisation, lack of prospects and, ultimately, of hope. This project starts out from Calabria - a region that is little talked about, except on the occasion of a few sensational events in the crime news - and more specifically from Nardodipace, a municipality in the province of Vibo Valentia that paradoxically gained a little media popularity thanks to a national statistic (promoted in 1989 by the study centre of the Banco di Santo Spirito) that placed it last among all Italian municipalities in terms of per capita income. In reality, the village's conditions did not differ - and still do not differ - from those of countless other small towns in southern Italy, decimated by endemic emigration, afflicted by countless environmental difficulties (including organised crime), and lacking any significant economic and productive activity capable of retaining young people in the area. So much so that the anthropologist Vito Teti has rightly defined it as a metaphorical town, a sort of concentration of all the problems afflicting southern Italy. Destroyed several times by landslides and floods - a fate common to many other towns, large and small - Nardodipace has been reborn as many times, in an incredible series of reconstructions that have multiplied the number of towns, making land management even more complicated and difficult. The 1970s and 1980s, which culminated in the statistics of the Banco di Santo Spirito, coincided for Nardodipace, as for thousands of other villages, with the decline of an ancient farming civilisation that had been able to reshape a thankless and beautiful territory, tearing away the soil inch by inch from the mountain to make it cultivable. The landscape around Nardodipace, furrowed by a breathtaking prospect of sloping terraces, still bears the signs of this enormous struggle between man and nature. With the first signs of globalisation, Nardodipace's harsh subsistence farming went up in smoke, without being replaced by anything else, leaving young people with little alternative but to emigrate and resort to humiliating welfare practices.
Lingua: Italiano.
Genere: Documentario.
VISIONABILE IN MEDIATECA SENZA PRENOTAZIONE