‘Dante nella vita e nei tempi suoi’, il film girato negli studios di Rifredi

Dante nella vita e nei tempi suoi, diretto da Domenico Gaido, è un film del 1922, muto, in bianco e nero, pensato per le celebrazioni dantesche del 1921, nel sesto centenario della morte di Dante: racconta la vita di Dante Alighieri e alcuni episodi della Divina Commedia. Il film di Domenico Gaido è disponibile per la visione, nella sala di consultazione di Mediateca Toscana.

Sinossi

Nel film, Dante si trova al centro di intrecci politici e della vicenda d’amore tra Segna de’ Calligai e Coronella, quest’ultima una monaca che viene rapita dal convento. Il rapimento innesca una serie di reazioni di cui sono protagonisti Guelfi e Ghibellini. Dopo la morte di Dante a Ravenna, dove si era recato per scongiurare la guerra con i Veneziani, il figlio ritroverà, grazie ad una visione notturna, l’ultima parte della Divina Commedia, che era andata perduta.

La “piccola Hollywood” di Firenze

Il film è stato girato interamente negli studi realizzati per l’occasione a Firenze, nella zona di Rifredi, la nuova casa di produzione, Visioni Italiane Storiche. In via delle Panche n° 60, nel quartiere periferico fiorentino, sorsero dei veri stabilimenti cinematografici, tra i primi in Italia, denominati la “piccola Hollywood“. Si trattava di un terreno di circa 64.000 metri quadrati nel quale furono ricostruiti alcuni degli ambienti più significativi della Firenze medievale e dove furono realizzati numerosi film muti.
Un’impresa che si rivelò a breve eccessivamente ambiziosa, soprattutto dal punto di vista economico, per i costi eccessivi e anche per la difficoltà di vendere il film sui mercati esteri, come nel caso del film di Gaido.
Qui si iniziò a realizzare le scenografie del film, allestendo una fedele ricostruzione della città di Firenze, dal Battistero, le case dei Cerchi, dei Donati, dei Portinari, al Ponte Vecchio com’era nel Duecento, senza le botteghe, e vennero realizzati oltre 2000 costumi d’epoca. Nella Firenze ricostruita nel film si notano, tra l’altro, alcuni particolari, di come era la città prima dei bombardamenti della seconda guerra mondiale: il film riveste pertanto un valore documentale anche per la storia cittadina.

V.I.S., casa di produzione fiorentina con grandi ambizioni e poca fortuna

Nel 1920 un imprenditore fiorentino, il conte Giovanni Montalbano, che già aveva prodotto alcune pellicole con una propria casa di produzione, associò la sua azienda con la “Cito cinema“, costituendo la “Dante Film“: successivamente il progetto venne rilanciato con la costituzione di una terza società, la “V.I.S.” (Visioni Italiane Storiche), che produsse il film e che, l’anno successivo, andò il fallimento per gravi difficoltà economiche. La casa di produzione era nata proprio per il progetto ambizioso del film Dante nella vita e nei tempi suoi, che però non ebbe il successo sperato e trovò una scarsa distribuzione.
Gli studi di Rifredi, dopo il film di Gaido, vennero così dati a noleggio per la realizzazione di Romola (1924), un dramma storico, ambientato nel Rinascimento. La storia degli stabilimenti di Rifredi terminò per sempre nel 1930.

Cast, sceneggiatura e regia

Per il film si cercarono attori importanti, ad alcuni dei quali vennero destinate somme rilevanti (Diana Karenne, pur non avendo un ruolo di protagonista, ottenne un contratto di ben 200.000 lire del tempo), mentre per la regia, prima di affidarla a Domenico Gaido, si pensò a Gabriellino D’Annunzio, figlio del noto poeta.
Il soggetto e la sceneggiatura sono firmate del drammaturgo Valentino Soldani, conoscitore profondo del Trecento che fu affiancato da un gruppo di ‘consulenti’, esperti della vita e dell’opera di Dante, tra cui Isidoro del Lungo. Nel film recitarono Guido Maraffi, Amleto Novelli, Diana Karenne, Armando Cresti, Celeste Paladini, Vittorio Evangelisti, Perla Lottini, Gino Soldarelli, Toto Lo Bue, Eugenio Gilardoni, Ruggero Barni, Adriana Benvenuti, Rodolfo Geri, Sira Sarri

Distribuzione e restauro

Il film ebbe una distribuzione saltuaria ed irregolare. In Italia uscì con alcuni anni di ritardo (a Roma nel 1923, a Torino nel 1925), e alla fine fu utilizzato soprattutto per proiezioni di tipo didattico nelle scuole e nei collegi.
Il film venne restaurato nel 1995 dalla Cineteca di Bologna (Immagine Ritrovata), con il contributo della Provincia di Ravenna e del Progetto Lumière

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