Addio a Jean-Paul Belmondo, icona della nouvelle vague: rivedi i suoi film in Mediateca

La sua carriera divisa tra cinema francese e italiano, tra il set di ‘A doppia mandata’ di Claude Chabrol e quello de ‘La ciociara’ di Vittorio De Sica, trovando la sua consacrazione di pubblico e critica con ‘Fino all’ultimo respiro’  di Jean-Luc Godard 

Icona del cinema francese e simbolo della nouvelle vague, da sempre apprezzato come attore per il suo stile beffardo e vivace e per il suo maturo charme, Jean-Paul Belmondo fu lo scanzonato duro dal cuore d’oro dei film d’avventura, ma anche il divo dei palcoscenici d’Oltralpe.

Esordì cinematograficamente nel 1956 con il cortometraggio Molière di Norbert Tildian, ma trova la sua consacrazione di pubblico e critica attraverso il film di Jean-Luc Godard: Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard. Un’esperienza unica nel suo genere, visto che il cineasta gli permise di improvvisare ogni cosa e visto che il film segnò, assieme ad altre opere capostipite del movimento artistico, l’inizio della nouvelle vague, della quale Belmondo divenne uno dei volti assieme a Jean-Pierre Léaud, Gérard Blain, Jean-Claude Brialy ed Emmanuelle Riva

Fu proprio Godard a esplorare il potenziale ironico-intellettuale di Belmondo, anche mettendolo in contatto con altri cineasti francesi, da Jean-Pierre Melville (in Léon Morin, prete), a François Truffaut (La mia droga si chiama Julie);

Dopo aver toccato i territori del noir e del poliziesco con Asfalto che scotta, accettò anche uno dei suoi primi ruoli televisivi, interpretando D’Artagnan nella miniserie di Claude Barma I tre Moschettieri.

Amato non solo dagli intelletturali ma dal grande pubblico che lo applaude nei panni di un bandito del Settecento (Cartouche) e si commuove vedendolo combattere nella prima (Week-end a Zuydcoote) e nella seconda guerra mondiale (l’episodio della Resistenza parigina ne Il giorno più lungo), ride alle sue atletiche buffonate in commedie campioni d’incassi come L’uomo di Rio o Il cervello.


Ormai portato in trionfo dal cinema francese e riconosciuto anche all’estero, lavorò preferibilmente in Italia, diretto dai grandi registi e lavorando accanto a grandissime attrici, da Sofia Loren a Gina Lollobrigidae Claudia Cardinale: è Michele ne La ciociara di Vittorio De Sica, Amerigo ne La viaccia di Mauro Bolognini, il Livornese in Mare matto di Renato Castellani.

Vincitore del Premio Cèsar per Una vita non basta, venne insignito della Palma d’oro alla Carriera durante la 64° edizione del Festival di Cannes e, nel 2016, ricevette il Leone d’oro alla carriera alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Consulta il catalogo di Mediateca per la filmografia di Jean-Paul Belmondo: i film sono disponibili per la visione in sede (necessaria la prenotazione, ingresso con green pass)

CREDITS PHOTO:
Jean-Paul Belmondo (R) con Sophia Loren sul set del film “La Ciociara ” del 1961.ANSA/GUILLAUME HORCAJUELO

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